Presentato il report annuale delle Cooperative Agricole Braccianti della Provincia di Ravenna, alla presenza dell’assessore regionale Mammi

Il Teatro Socjale di Piangipane ha ospitato, nella mattinata odierna, la presentazione del report annuale delle Cooperative Agricole Braccianti della Provincia di Ravenna.
“L’esperienza di queste cooperative di controllo dei lavoratori sui mezzi di produzione agricola è ancora oggi ispirante per la nostra comunità”, ha sottolineato in apertura dei lavori Stefano Patrizi, presidente di Promosagri, la cooperativa di servizi che associa le 7 CAB ravennati.

Dopo l’intervento di Michele De Pascale, sindaco di Ravenna e presidente della Provincia, i dati annuali sono stati presentati dall’esperto di Legacoop da Aldo Zoppo di Federcoop Romagna in un video riassuntivo girato in collaborazione con Ravenna Teatro. La mattinata è stata poi vivacizzata dalle interviste a una decina di protagonisti della cooperazione agricola ravennate, regionale e nazionale, che hanno fornito diversi spunti di riflessione sull’annata appena conclusa e sulle prospettive future.

Per quanto riguarda i dati più significativi, le sette CAB attive sul territorio provinciale gestiscono circa 11.500 ettari di superficie agricola utilizzata (SAU), di cui 10.700 per la coltivazione di produzioni erbacee ed arboree ed una quota di circa 900 ettari per la destinazione ad agroambiente: una percentuale che rappresenta circa il 10% della SAU provinciale.
I ricavi netti che comprendono tutte le attività delle CAB raggiungono nel 2021 oltre 45 milioni di Euro, in netta crescita rispetto all’anno precedente, grazie alla maggior valorizzazione delle produzioni agricole e del latte bio. In evidenza anche per il 2021 il risultato registrato da zootecnia e latte, ancora in crescita (+8,5%) rispetto all’anno precedente con una produzione di latte pari a circa 7 mln di litri annui.
A fronte della crescita delle produzioni si evidenzia invece una diminuzione dei soci lavoratori (373 nel 2021), sebbene in presenza di un incremento del numero di lavoratori complessivamente inteso (618 nel 2021). Risulta invece ancora ampiamente valorizzato lo scopo mutualistico delle CAB quali cooperative di lavoro agricolo (76,8% di costo lavoro soci rispetto al totale costo del lavoro, ancora in crescita nel 2021). Si evidenzia infatti anche un percorso di rinnovamento sia negli occupati che nella base sociale con rispettivamente 153 nuovi ingressi di risorse umane impiegate nelle attività svolte dalle CAB, di cui 79 nuovi soci lavoratori riscontrati nell’ultimo triennio.
Le CAB contano un patrimonio fondiario stabile, da leggersi come patrimonio intergenerazionale perché di proprietà delle cooperative e non dei soci attuali e quindi a disposizione per le future generazioni di soci.
Al patrimonio fondiario corrisponde un patrimonio contabile pari a 121 mln di euro. Nel 2021 il valore contabile dei terreni raggiunge oltre 95 milioni di Euro, con un dato per ettaro pari quasi a 8.000 Euro, nettamente inferiore al dato di mercato.
Gli investimenti realizzati dalle CAB, rientranti nel Programma di Sviluppo Rurale (PSR), ammontano nel periodo 2016-2021 a circa 20 mln di euro. A fronte di questi, sono oltre 2,5 mln i contributi europei del PSR attesi.
Le produzioni biologiche nel 2021 rappresentano circa il 17% degli ettari di SAU coltivati, con una stima di crescita nel 2022 in cui tale dato si attesta al 20% circa.
Infine, elemento importante di analisi dell’attività di monitoraggio è il rapporto delle CAB con le altre cooperative di trasformazione e commercializzazione di cui esse stesse sono spesso socie fondatrici: un’indicazione utile rispetto al valore di filiera di tale rapporto.
Dal 2015 al 2021 dal lato acquisti vi è stato un incremento del rapporto di filiera in termini assoluti. Gli acquisti delle CAB sono stati rivolti quasi per il 50% a cooperative di filiera. Dal punto di vista della composizione degli acquisti, su un totale di 7 milioni di euro, il 70% è destinato all’acquisizione di mezzi tecnici, il 10% viene investito in sementi, mentre il 5% è destinato ad acquisire carburanti. Dal lato conferimenti, su un totale di 22 milioni di euro, le componenti principali di collocazione dei prodotti delle CAB sono al 31% per le produzioni sementiere, al 18% per il latte e al 16% per le colture cerealicole e ortofrutticole. Seguono le produzioni vivaistiche al 12%, l’uva all’8% e la frutta in generale al 3%.

A chiusura della mattinata, sono intervenuti l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, e il presidente dei Legacoop Romagna, Mario Mazzotti.

Dopo aver ringraziato le CAB agricole per la loro lungimiranza, l’assessore ha sottolineato come l’Emilia-Romagna si confermi il “cuore” agricolo d’Italia. “Siamo la Food Valley per tre motivi principali – ha detto Mammi -: la quantità delle nostre produzioni, che nel 2021 ha registrato dati record in ogni settore; la varietà in termini di prodotto; e la presenza della cooperazione come soggetto che ci aiuta ad avere filiere forti e strutturate, un dato tipico della nostra regione”. Guardando al futuro, Mammi ha invitato a “utilizzare bene le risorse che abbiamo”, e ad avere una visione “basata su investimenti, innovazione e mercati”. Infine, toccando il tema cruciale dell’approvvigionamento idrico anche a fini irrigui, ha sottolineato come la Regione abbia in previsione investimenti per 700 milioni di euro sul miglioramento delle reti e sul potenziamento di impianti di stoccaggio.

Dopo di lui, Mario Mazzotti ha posto l’attenzione sull’identità attuale delle CAB, sul loro ruolo e sulla loro modernità, anche come eredità di un processo cooperativo iniziato in questo territorio da oltre un secolo. “Non possiamo essere autocelebrativi – ha detto – perché siamo di fronte a una sfida epocale, visti i cambiamenti climatici, ambientali, ma anche di consumi. Per affrontarla dobbiamo puntare sull’innovazione, anche in termini organizzativi del sistema (e, in questa logica, uno strumento come Promosagri va ulteriormente rafforzato); puntare sempre più sulle filiere, anche in termini di brand cooperativo; utilizzare il capitale che ci è rimasto dai passaggi generazionali, mettendolo a valore anche nel percorso organizzativo; e rafforzare i rapporti con il mercato, evitando strappi nelle filiere e guardando al futuro con ottimismo”.

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