Negli ultimi anni, per molte colture il prezzo all’origine del prodotto biologico si è ridotto al punto da fargli perdere competitività nei confronti delle produzioni tradizionali, fino a rischiare pesanti conseguenze sul reddito aziendale.
Secondo Stefano Patrizi, presidente di Promosagri, “è in pericolo l’obiettivo europeo del 25% di coltivazioni in biologico entro il 2030. Senza un reddito adeguato per i produttori biologici, infatti, non si potranno raggiungere i traguardi fissati dall’Europa nella Farm to Fork”.
Anche per le coltivazioni bio, le cui rese sono inferiori a quelle tradizionali, sono cresciuti i costi dei fattori produttivi. Per esempio, il grano duro biologico nel 2022 ha presentato un margine aziendale lordo inferiore del 59% rispetto al convenzionale, mentre il mais bio a fatica ha coperto i costi di produzione.
“Nonostante gli investimenti fatti – afferma Giovanni Giambi, vice-presidente di Promosagri – il divario produttivo tra biologico e convenzionale è ancora elevato, soprattutto per alcune tipologie di colture. Nei cereali bio si raccoglie una percentuale di quintali medi per ettaro inferiore tra il 10% e il 25% rispetto al tradizionale, per la barbabietola il dato arriva al 30 – 35% in meno, mentre per il pomodoro la quota è tra il 25 – 30% in meno. Per alcune colture orticole si arriva addirittura al 60% in meno”.
Difficoltà anche nella zootecnia da latte bio: in queste stalle, paradossalmente, si sta rischiando un margine aziendale sensibilmente più basso rispetto a quelle tradizionali, a causa di costi di produzione schizzati alle stelle e a un differenziale del prezzo del latte ridottosi a favore della produzione convenzionale.
Con il calo dei consumi, inoltre, si sono verificate ulteriori contrazioni di quote di produzione per le stalle, tali da compromettere la redditività e gli investimenti fatti negli ultimi anni in termini di sostenibilità ambientale.
Per scongiurare un’eventuale crisi del biologico, Promosagri chiede che l’Unione Europea sostenga il valore all’origine delle produzioni con un governo rigoroso dei mercati interni ed esteri per prevenire la banalizzazione delle produzioni, la concorrenza sleale, le illegalità. Chiede inoltre di sostenere la ricerca e la sperimentazione ( a partire da quelle pubbliche), una comunicazione adeguata ed efficace al consumo, una modulazione della Politica Agricola Comunitaria efficace e integrata con questi aspetti.